“SICILIANO PER CULTURA” di Emanuele Nifosì
Venerdì 31 luglio, su iniziativa del circolo Vitaliano Brancati e Legambiente Kiafura,è stato presentato a Scicli il libro di Fabio Granata “Siciliano per Cultura”.
Granata,“avvocato siciliano con la passione per la politica”(come suole definirsi),è attualmente Assessore alla Cultura e al Patrimonio Unesco di Siracusa. Tra i molteplici incarichi che ha ricoperto,ricordiamo la vicepresidenza della Regione Siciliana e della Commissione Antimafia. Impegnato nella tutela e salvaguardia dell’ambiente si è adoperato per bloccare le trivellazioni petrolifere nel Val di Noto,ha istituito la Soprintendenza del mare, il sistema dei parchi archeologici e il piano paesaggistico regionale.
La calda serata estiva è stata condotta magistralmente dal prof. Giuseppe Pitrolo che, coadiuvato dal presidente di Legambiente, Alessia Gambuzza e dallo studioso Andrea Cerra, ha svelato alla piazza, gremita di un pubblico attento e colto, la trama storico-politico-culturale, sottesa all’ordito della sua interessantepubblicazione sulla Sicilia.Nell’opera, Granata descrive la sua esperienza di governo nella Regione Siciliana, la nascita del Distretto Culturale del Sud-Est, grazie al riconoscimento Unesco del Val di Noto;e tratta, successivamente, i processi storico-culturaliche hanno determinato l’attuale fisionomia di Siracusa,prendendo le mosse dalla sua fondazione, nel 734 a.C,ad opera alcuni coloni greci di Corinto.
L’autore del libro, rispondendo alle acute e sagaci domande dei relatori, ha elogiato la Sicilia e quei siciliani “per Cultura” che,nell’ultimo trentennio, hanno permesso e determinato il rifiorire della nostra bella terra. La Sicilia, dice Granata,è ed è stata,da sempre,crogiuolo di popolie questo meltingpot ha determinato, nei secoli, un ricco patrimonio architettonico-artistico-culturale che oggi permette di sfoggiare e offrire ai visitatori di tutto il mondo una rosa di siti greci, romani, arabo-normanni e barocchi.
La Sicilia è, ancora, ricchezza paesaggistica per cui, peregrinando da Capo Passero al Peloro, o viaggiando verso Capo Boeo,possiamo ammirare alte coste scosceseassimilabili a quelle dell’Europa del Nord, o sdraiarci sulle sabbie dorate d’Africa;passeggiare per le disegnate colline iblee, o inerpicarci sulle roboanti pendici dell’Etna.La Sicilia è varietà climatica,sicchéanche nelle giornate torride d’estate, può capitare di riposarsi all’ombra del canto delle cicale o di imbattersi in improvvisi turbini e marosi.
Ma la peculiarità di questa terra sono i suoi abitanti, “i siciliani per Cultura” come li chiama l’autore del libro, quei siciliani che decidono di essere siciliani. Afferma Granata che è questione di forma mentis: “si può piangere sul terremoto o si può pensare di ricostruire,e ricostruire tutto più bello!”. Così è stato fatto dopo il terremoto del 1963, quando nella Sicilia sud-orientale,su ridisegnati e ariosi tessuti urbanistici, fiorirono eleganti cattedrali e splendidi palazzi, in assoluta armonia con il paesaggio circostante. Questo è il nerbo dei siciliani per cultura: innovare, guardando all’Europa e al mondo, ma nel rispetto del mosmaiorum, della tradizione, come è stato fatto, in primis, in ambito artistico, architettonico, enogastronomico e turistico.“Siciliani per Cultura”significa fare politica pensando al bene della comunità al di là di interessi personalistici, partitici e familiari. E i politici che si prefiggono questo obiettivo,si debbono sempre ribellare ai modelli economici e culturali imposti dall’alto che perseguono interessi di altri, ma non alti, certamente non nostri, non dei siciliani.Questo, purtroppo, è avvenuto negli anni Settanta, quando, raggirati e abbindolati dal miraggio industriale, abbiamo permesso la costruzione, sulle nostre coste, di impianti petrolchimici che ne hanno minato la salubrità e deturpato la bellezza. Oggi è maturata la consapevolezza delle proprie peculiarità culturali e, per fortuna -dice orgoglioso Granata-, grazie all’Unesco, “abbiamo bloccato le trivellazioni!” e, aggiunge, non senza un velo di ironia, “nessunopuò più pensare di costruire e avviare una discarica di rifiuti industriali a Scicli!” Attualmente la Sicilia è una delle principali mete turistiche mondiali, e qualche aristocratico codino-reazionario avrà magari da recriminare sulla moltitudine di tavolini e masse di ottentotti che pullulano nelle nostre città, ma questo è il nuovo oro-green della Sicilia.
Sostiene ancora Granata che non siamo famosi perché qui si è girato Montalbano, ma Montalbano è stato girato qui perché Scicli, Modica e le solari città barocche del Val di Noto, incastonate in un tessuto ambientale-paesaggistico incontaminato, sono state attentamente scelte dalla Palomarin quanto,nell’Isola, rappresentano il luogo della tradizione, della bellezza e della memoria.Incarnano l’idea stessa di Sicilia. E questo è merito nostro, è merito dei cittadini del Sud-Est.
Ora dobbiamo salvaguardare e valorizzare questa nostra identità. Un unicum, caratterizzato da molteplici stratificazioni culturali,nato dal confluire, nei secoli, di mille etnie, religioni, usi e costumi, dall’avvicendarsi nel territorio di innumerevoli colori eclimi, paesaggi e mari,e dal fiorire di mille idee e altrettanti modi di leggere la realtà.
L’Autonomia Regionale può permetterci di pensare, proporre e realizzare una Sicilia migliore; una Sicilia che viva dei proventi della sua bellezza e dell’industria dei suoi operosi abitanti; una Sicilia in cui ci siano prosperità, armonia e serenità, purché si voglia operare il cambiamento, purché si abbia la forza e la volontà di attuare questa rinascita.
Emanuele Nifosì