QUALCUNO DIFENDA SCICLI!

Basta! Qualcuno difenda la città da chi continua ad associare il nome di Scicli alla mafia.

Qualcuno la difenda dall’antimafia di facciata, quella delle carriere e di chi ha bisogno di essere sempre in prima pagina pur di costruire il personaggio.

Qualcuno, specie fra i nostri rappresentanti istituzionali, trovi il coraggio di raccontare il teorema che si è costruito negli anni scorsi attorno ad uno scioglimento per mafia e che, invero, nessuno al Palazzo di città (fosse egli un politico, un dipendente comunale o un dirigente) ha subito un solo giorno di condanna, né per reati scrivibili alla mafia né per altri capi d’imputazione legati alla vicenda di quell’ingiusto scioglimento.

Qualcuno, che trovi un briciolo audacia, spieghi che l’unico politico che era stato imputato in quella vicenda – l’ex sindaco – era una persona per bene che ha vissuto la sua vita della professione di medico e che con la sentenza che lo ha assolto – il collegio giudicante del Tribunale di Ragusa – ha dichiarato che quel capo d’imputazione, in verità, non avrebbe dovuto superare neanche il vaglio dell’udienza preliminare!

Qualcuno racconti l’ingiusta via crucis processuale cui quella persona è stata sottoposta.

Qualcuno dica che il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Catania, uno che ha i ruoli di udienza pieni di processi di mafia, in secondo grado ha anche rinunciato ad esperire l’azione penale nei confronti di quell’ex sindaco perché ha riconosciuto che quell’accusa non era sostenibile oltre.

Qualcuno interrompa questo sciacallaggio ciclico cui la politica delle carriere, dei vari Lumia, Calleri passando per Giarrusso, non si sottrae mai pur di ritagliarsi un posto in copertina.

Qualcuno ricordi che anche dei magistrati, di quelli che la n’drangheta l’hanno conosciuta e combattuta nella Locride negli ottanta (quando le carneficine segnavano il lavoro coraggioso di tanti inquirenti), hanno sagacemente e pazientemente spiegato perchè a Scicli  “non esiste la mafia, esistono delinquenti sempre più violenti e spregiudicati”. Qualcuno ricordi che la stessa Corte d’Appello di Catania, sempre in quel processo, ha derubricato il “reato di associazione a delinquere di stampo mafioso” pendente su quella banda di balordi nel reato minore di “associazione a delinquere”, riconducendo ad una minore dimensione quello che è un fenomeno delinquenziale che nessuno vuole negare ma sul quale a nessuno si può permettere di speculare.

Qualcuno spieghi che c’è una bella differenza fra definire “capomafia” un latitante che ordina omicidi ed un netturbino che ordina il furto di due litri di benzina dalla tanica di un furgone per arrotondare di 5 euro lo stipendio mensile.

Qualcuno, anche dall’alto di ruoli istituzionali, la smetta di assecondare la vanagloria di chi cerca notorietà e, in nome e per conto di una comunità onesta, laboriosa e solidale, prenda di petto il problema e non consenta che il nome di Scicli venga infangato oltre.

Marco Causarano

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