Oggi 5 maggio: l’86° anniversario della nascita di Piero Guccione. Lo ricordiamo con alcune scritture di Guido Giuffè.
Oggi 5 maggio, Piero Guccione avrebbe compiuto 86 anni. Il Movimento Brancati (di cui Piero fu primo Presidente) rinvia più avanti a una data più libera dai condizionamenti Covid, iniziative e momenti tali da ricordare insieme – amici ed estimatori- l’opera e l’impegno civile dell’artista. In questa occasione ci piace ricordarlo con alcune brevi parti di uno libro del 1981 “Piero Guccione, le linee del mare e della terra” di Gudo Giuffrè, recentemente scomparso, valoroso critico d’arte, tra i primi a studiare e riconoscere la grande pittura di Guccione. Scrive Giuffrè:
“I quadri di Guccione muovono sempre da un lavoro sul vero, schizzi o appunti di lavoro in parte diretti e in parte di memoria, con annotazioni vergate sul foglio o sulla tela…Nel corso di questo lavoro, che può durare mesi e talora anni, Guccione non smarrisce il contatto con il “motivo”, e può ben accadere di vederlo tornare sul posto solo per guardare a lungo, come attingendo ad una sorgente che non si esaurisce e non si ripete mai.”
“Il ciclo delle linee del mare e della terra nasce nel 1970, prima in qualche litografia e quindi con un quadro di quell’anno intitolato appunto “Le linee del mare e della terra”. In realtà non è facile dire in quale misura fosse sin dall’inizio esplicita intensione dell’autore di cimentarsi su quel tema così a lungo e con un numero di quadri così alto. Le linee del mare sono state scrutate sempre dal medesimo osservatorio dello studio di Cava d’Aliga; quelle della terra hanno trovato il “motivo” soprattutto nella collina che si leva dopo Ragusa Ibla. Là i muretti affiorano come nervature della terra e le pietraie sono sparsi relitti di vecchie costruzioni, resti di civiltà screpolate dal tempo; quando l’ombra del colle antistante li taglia a mezzo stendendo veli di cenere sulle tiepidi ocre, essi sembrano levare impercettibili palpiti all’estrema luce del giorno”.
“Guccione trae il mare da ogni residuo alone romantico per farne banco di prova di un’analisi puntigliosa. L’orizzonte alto scopre a volte una striscia tersa di cielo, e l’ampia distesa, spesso sola protagonista del dipinto, si svolge in stesure compatte. Nessun vago riflesso. La luce del tramonto o del mezzogiorno, non sfiorata da venature crepuscolari, rifrange in un abbaglio centellinato tra velature e pigmenti più o meno corposi; le linee delle correnti o i fili del telegrafo, segnando sovente l’intera lunghezza del quadro, sfidano con perentoria risolutezza una struttura compositiva e spaziale oltremodo scarna. Il dipingere di Guccione come modo di conoscenza e di vita ha trovato in queste ampie superfici…il massimo campo di applicazione”.
Giuffrè scriverà ancora molto sull’arte di Piero Guccione, facendoci scoprire la bellezza della sua pittura. A chiusura del libro (edizioni Carte Segrete), l’ultimo capoverso: “La natura siciliana, il temperamento, la cultura, venano, anzi colmano il lirismo di Guccione di un risvolto tragico; un allarme è dentro il suo mondo- come è dentro il nostro mondo. Ma è la qualità delle immagini che egli sa trarne a fare di lui l’artista solitario e grande che amiamo, ed a nutrire, in questo nostro mondo allarmato, quel lievito segreto della condizione umana che è la speranza”.
- Segnaliamo sul sito web “Archivio Piero Guccione” un video per ricordare l’86° compleanno del Maestro.