Chiafura di tutti o solo di alcuni? Riflessioni a margine del workshop con le archistar
Si sono conclusi domenica 5 maggio, in tarda serata, i lavori di Chiafura Workshop Actions, il seminario incentrato sulla riqualificazione urbana dello storico quartiere rupestre che mira all’ideazione di un intervento di conservazione, salvaguardia, valorizzazione e fruizione delle grotte.
Ospiti e designer internazionali, esperti nel riuso di spazi urbani, hanno coordinato i lavori dei tre gruppi di tecnici che si sono iscritti al workshop. Tre giorni indubbiamente significativi per la città di Scicli, per la quale il quartiere rupestre di Chiafura e il Colle di San Matteo, con l’annessa chiesa, rappresentano un importante spaccato storico, antropologico e sociale con una sua specificità, troppo spesso annullata dai frequenti accostamenti ad altre situazioni rupestri altrove in Italia e nel mondo come, ad esempio accade quando si definisce Chiafura “una seconda Matera”. Premesso ciò è doveroso ringraziare l’Amministrazione per l’organizzazione di un cosí corposo e stimolante dibattito su una area urbana simbolo della nostra città, il quale ha prodotto alcune idee su ciò che, in futuro, potrá essere Chiafura.
Le tre idee emerse dai tavoli di lavoro, partendo da un fine comune, ovvero quello della riqualificazione e della fruizione di un quartiere per troppo tempo abbandonato, sono approdate a risultati molto diversi dove, per quanto ci riguarda, il distinguo fondamentale, è “Chiafura di tutti o solo di alcuni?” al quale si aggiunge un secondo nodo fondamentale legato alla salvaguardia e al rispetto materiale di ciò che è stato ed è tuttora l’intero colle di San Matteo, ovvero l’estrema propaggine di necropoli e abitati rupestri che caratterizzano l’Italia meridionale e l’ area mediterranea. Chiafura quindi parco archeologico e antropologico della cittá di Scicli.
L’idea seguita dal gruppo coordinato da OriolCapdevila ha come leitmotiv la “trasgressione”, l’accantonamento dell’idea di parco archeologico e il rilancio di Chiafura e del Colle di San Matteo in veste contemporanea grazie ad opere di alta ingegneria e fruizione delle grotte e della Chiesa di San Matteo trasformate in contenitori culturali, contestualmente alla rifunzionalizzazione della sommitá del colle come nuova agorá cittadina. Idea accattivante sebbene provocatoria dove, tuttavia, un ascensore, appena uscito dalla porta, rientrerebbe con nonchalance dalla finestra.
Il gruppo di Joao Gomes Da Silva, nella proposta di un colle sistemato e potenziato di percorsi ascensionali, punta alla fruizione di sentieri, grotte e raffi con un occhio di riguardo alla memoria e al rispetto di materiali e vegetazione che, immergerebbero i visitatori in un’esperienza sensoriale mediterranea e attenta alla memoria, in cammino verso San Matteo.
Il terzo gruppo, quello di MargaretaBerg, guest relation manager nel campo della ricettivitá di lusso e promotrice del territorio della Basilicata, ha ideato per un numero cosistente di grotte, piu di 30, un futuro all’insegna della ricettivitá stellata e di un target esclusivo. Il resto delle grotte, quelle meno adatte alla trasformazione in camere di un Hotel diffuso, rimarrebbero testimoni di memoria e contenitori culturali.
La strategia d’azione del workshop doveva tenere conto di due aspetti, quelli urbani e quelli della modalitá di finanziamento basati su ipotesi di partenariato pubblico-privato senza impegno di spesa da parte dell’Amministrazione Comunale (off balance).
A quanto si legge dai documenti di promozione del workshop , il progetto, “non dovrá dare apertura a speculazioni private ma dovrá coinvolgere i promotori all’interno di un processo pensato in funzione della cittá e del bene pubblico , cosa che, a nostro avviso cozza profondamente con l’idea di un altro Hotel diffuso di lusso che, ghettizzerebbe la propria utenza all’interno del quartiere, escludendo i cittadini e i viaggiatori dalla fruizione totale di un’area da ammirare nella sua integrità e complessiva bellezza. Si scontra inoltre con la gestione di un progetto di finanziamento privato a lungo termine che, ovviamente, avrebbe più senso (per il privato) laddove il rapporto tra costi e benefici risultasse più vantaggioso.
Alla fine del workhop il sindaco, in risposta all’intervento del prof. Paolo Nifosì che ha ribadito che Chiafura è e deve rimanere un bene pubblico, ha sottolineato con veemenza che questa amministrazione non realizzerà nessun parco archeologico a Chiafura e che il futuro di quel luogo avrà bisogno di idee innovative e del coinvolgimento dei privati. Ricordiamoci però che lo stesso Assessore Tusa aveva auspicato che Chiafura e il Colle di San Matteo entrassero nel sistema dei Parchi Regionali. E, se così non fosse, riteniamo che la fruizione del Colle di San Matteo deve essere il risultato di un iter amministrativo, finanziario e gestionale fondamentalmente pubblico.
La posizione del Sindaco ci preoccupa, al di là dei modi ruvidi con la quale è stata espressa, perchè ancora una volta conferma l’atteggiamento decisionista e poco democratico del sindaco che crede (sbagliando) di poter decidere in autonomia del futuro di un luogo che è un pezzo importante della storia e dell’identità degli sciclitani. Invitiamo dunque il sindaco e l’intera giunta ad avviare un vero processo di dibattito e di concertazione in città (di cui il workshop potrebbe rappresentare un primo momento), senza progetti o soluzioni pre-confezionate. Chiafura è degli sciclitani, è un bene di tutti. E noi del Partito Democratico non permetteremo che venga svenduta agli appetiti privatistici imponendo una decisione calata dall’alto.
Il Partito Democratico di Scicli