La lezione di Don Fortunato Di Noto sul disagio giovanile a Scicli
E’ stato certamente un incontro di grande interesse quello tenutosi ieri sera alla Chiesa di San Giovanni a Scicli per iniziativa della “Comunità Eccomi” che opera presso la Parrocchia del Carmine. A parlare di “Disaggi Giovanili” è stato don Fortunato Di Noto, esperto ben conosciuto in Italia, appunto, delle problematiche che riguardano la dipendenza dal web. Una relazione, la sua, che senza retorica ha avuto il merito della chiarezza e della spiegazione diretta dei fenomeni legati alla pericolosità cui i ragazzi, nelle varie età di crescita, si trovano ad affrontare. Partendo dai dati che interessano la popolazione giovanile della città (Scicli, naturalmente) ha affrontato 5 step (Lui li chiamava pietruzze) su cui soffermarsi per capire il disagio giovanile e, nelle possibilità umane, come affrontarlo. Cosi’ don Fortunato è partito con una citazione a sorpresa, un quadro di Piero Guccione, “Mare Nero”, un’opera esposta anni addietro al “Brancati” e poi in tante mostre italiane. Il riferimento era il rapporto di quest’opera con i ragazzi. E il suo discorso poneva il rapporto con la bellezza scomparsa, citando proprio alcuni scritti di Guccione sulla società che andava perdendo valori, e quindi il venir meno di certezze nel rapporto con tutto quello che ci circonda. Un mare nero che comunque lascia, a ben guardare l’opera, una piccola annotazione di speranza umana. E da qui Don Fortunato ha sviluppato quello che ritiene essere una “pietruzza” importantissima nel rapporto ragazzi-famiglia: l’autorevolezza. Da non confondere con l’autorità. Autorevolezza per dare sicurezza alle generazioni che crescono, punti di riferimento, regole e rapporti di sincerità all’interno della famiglia, ma anche della scuola e della società in genere. Don Fortunato ha sviluppato, poi, altri riferimenti riconducibili alla cronaca, ma in effetti portati ad esempi di situazioni che purtroppo sono ormai all’interno delle dinamiche sociali: come il bullismo, fenomeno di grande pericolosità tra i ragazzi e le ragazze che crescono; l’adescamento proprio grazie alle chat o a certi circuiti che operano on line; l’alcool o la droga che possono diventare sbocchi negativi di gruppi nei momenti di autoesaltazione. Ma don Fortunato non ha tralasciato le possibilità di interventi positivi. Si, le parrocchie vanno perdendo i contatti con i ragazzi che lasciano la frequenza in chiesa dopo la cresima: non li si vede più. Ma si possono ricercare nuovi funzioni e modi di stare insieme. Ma è soprattutto nella famiglia la grande occasione di cambiamento che bisogna attuare. Partendo dalla conoscenza e anche dal rispetto di regole che facciano stare bene.
A chiudere i lavori è stata la prof.ssa Marilena Tasca, che già aveva all’inizio dell’incontro presentato il relatore. Ha auspicato impegni con i gruppi presenti, con le scuole rappresentate dai Dirigenti scolastici della città. Insomma darsi dei ruoli positivi per meglio rapportarsi con le fasce giovanili, ricercando e attivando progetti utili al dialogo e alla concretezza.
F-.C.