Politiche sanitarie a confronto. Le strategie per una sanità sostenibile. Un convegno a Scicli.
Politiche sanitarie a confronto. Le strategie per una sostenibilità ed un’implementazione dei servizi per un miglioramento delle cure ed un adeguato accompagnamento dei pazienti. Scicli ha ospitato nel fine settimana la conferenza “Strategie globali per un’assistenza sanitaria equa e resiliente. Sfide e prospettive future per le professioni sanitarie”, organizzato dall’Associazione Professione Salute, con la collaborazione di A.I.Stom e il patrocinio del Comune.
Ad introdurre i lavori sono stati Gennaro Rocco, presidente della conferenza e Pasquale Iozzo, presidente dell’Associazione Professione Salute. Erano presenti ed hanno portato un saluto il sindaco Mario Marino, il senatore Salvatore Sallemi, i deputati regionali Giorgio Assenza e Nello Dipasquale, l’ex deputato Orazio Ragusa, il commissario straordinario dell’Asp 7, Giuseppe Drago, Tiziana Frittelli, già presidente di Federsanità, Gaetano Monsù, presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche della provincia di Ragusa, Blerina Duka, presidente dell’Ordine degli Infermieri dell’Albania. Parte dai loro interventi il confronto sui temi salienti della sanità oggi in Italia e nel mondo. Il tavolo dei relatori ha visto la presenza di alcuni tra i maggiori esponenti del mondo sanitario nazionale. Tiziana Frittelli ha posto l’accento sulla necessità di integrare il sistema sanitario e quello dei servizi sociali nei territori. In Italia esiste una forte sperequazione nella spesa sociale tra le regioni del nord e del sud: la spesa sociale è più alta in Trentino, molto più bassa (pari addirittura a un ventesimo rispetto al Trentino) in Calabria. Tra gli indicatori più bassi anche la Sicilia (un decimo rispetto al Trentino). Emerge la necessità di un miglioramento delle cure, ma anche dell’assistenza, in un Italia che vede un progressivo invecchiamento della popolazione e un aumento (oggi il 39 per cento) dei pazienti con patologie croniche, che necessitano di cure adeguate per garantire una qualità della vita.
Carmelo Gagliano, consigliere FNOPI (Federazione Nazionale Ordine Professioni Infermieristiche) ha posto l’accento sulla progressiva diminuzione del numero dei nati in Italia, dato rispetto al quale bisognerà programmare adeguatamente il numero dei medici e degli infermieri da inserire nel sistema sanitario nazionale. È stato aumentato il numero degli ingressi nelle università, ma ora bisogna fare i conti con le prospettive future alla luce della progressiva diminuzione del numero dei nati e dell’aumento degli anziani nei prossimi decenni.
Negli interventi di Mauro Filippi (direttore generale dell’Usl del Veneto orientale e di Mario Zappia, direttore generale dell’Asl di Enna, emergono alcuni dati salienti della governance della sanità territoriale: le nuove patologie (aumento dei disturbi alimentari, dell’obesità infantile), le nuove esigenze (la cura degli anziani non autosufficienti, i servizi per le dipendenze nelle scuole). Emerge la necessità della prevenzione favorendo stili di vita più sani. Assume rilievo la figura dell’”infermiere di comunità”, figura prevista dalle nuove linee guida sanitarie, come punto di raccordo tra il paziente in ospedale e il medico di famiglia.
Sguardo anche sugli approcci terapeutici più avanzati, sulla ricerca farmaceutica e sui costi dei nuovi farmaci biologici, dei farmaci in 3D o della nanoterapia, che potrà influire sulla possibilità di accesso alle cure. I costi alti potrebbero determinare una discriminazione per chi non ha la possibilità economica per accedere alle cure più avanzate. Guglielmo Cartia, presidente provinciale di FederFarma, ha parlato del rischio di innalzamento della spesa farmaceutica e del ruolo dell’AIFA, con i sistemi di valutazione del farmaco.
Il confronto con il sistema sanitario statunitense è emerso nell’intervento di Susan Gennaro, dean dell’università di Boston, con un focus sui nuovi fenomeni sociali, sulla necessità di un dialogo crescente tra il sistema sanitario e il volontariato per l’assistenza ai pazienti, sul ruolo degli infermieri, per il rapporto con le famiglie e per migliorare la qualità della vita dei pazienti dopo le dimissioni dall’ospedale.
Verso dove va la società italiana e quali i nuovi livelli dell’assistenza e dell’organizzazione sanitaria in Italia? I dati e l’analisi sono emersi dagli interventi di Gennaro Rocco e di Giovanni Leonardi, capo del Dipartimento della salute umana, della salute animale e dell’ecosistema del Ministero della Salute.
“Prima della prevenzione sanitaria, serve parlare di promozione della cultura della salute – ha detto Rocco – serve accompagnare le persone, aiutarle a stili di vita più adeguati e ad ammalarsi il più tardi possibile. Nel 1948 sono nati 1.100.00 bambini, nel 2023 ne sono nati 390.000. La popolazione over 65 è oggi il 34 per cento con un aumento esponenziale previsto anche nei prossimi anni. La fetta della popolazione che oggi produce reddito tra vent’anni sarà nella fascia alta della popolazione. Serve rivedere la programmazione della politica sanitaria, tenendo conto di tutto questo”. Rocco ha parlato anche dei progetti di ricerca del “Centro di eccellenza per la cultura e la ricerca” (CECRI) di Roma, da lui fondato e diretto: un investimento di sette milioni di euro per 444 progetti di ricerca. Sguardo puntato anche sulla programmazione delle specializzazioni sanitarie, con le criticità di alcuni segmenti più critici (soprattutto quello dell’Anestesia e dell’Emergenza/Urgenza), dove numerosi posti disponibili rimangono vuoti per carenza di richieste, mentre altre discipline (Dermatologia e Oculistica sub tutti) sono molto ambiti.
“Il sistema sanitario sta raccogliendo queste sfide e si sta organizzando – ha detto Leonardi – puntando su una maggiore efficienza delle prestazioni sanitarie (anche attraverso l’istituzione del fascicolo sanitario elettronico), dell’appropriatezza delle cure, della necessità di rivedere gli assetti puntando su un o still mix e su una crescita delle nuove professioni, integrando adeguatamente il ruolo degli infermieri nei sistemi di cura, di prevenzione e di accompagnamento dei pazienti, anche attraverso gli ospedali di comunità, dove il ruolo degli infermieri diventa prioritario. Fondamentale anche il ruolo dell’intelligenza artificiale”.
Confronto sanitario a tutto campo anche nelle sessioni dedicate alla ricerca (con un binomio imprescindibile con il ruolo delle università). Anche in questa sessione, il confronto con le realtà di Stati Uniti e Canada ha fornito nuove piste di lavoro. Delineati anche i percorsi e i ruoli dell’ospedale di comunità (a conduzione infermieristica, come previsto dalle nuove linee guida del SSN, per interventi sanitari a bassa intensità clinica) e della figura dell’”infermiere di comunità”, figura che diventerà centrale nei nuovi assetti dei sistemi di cura.
Francesca Cabibbo