Fornace Penna: adesso avviare la fase 2, cioè la destinazione d’uso.
di Marco Sammito
La strada intrapresa sembra quella giusta e corretta. La volontà degli uomini di questo tempo adesso sembra voler infrangere quella cortina di indifferenza, disinvoltura e dolosi silenzi attorno al recupero della ex Fornace Penna, mettendo in moto un meccanismo virtuoso adesso che il bene non è più del privato ma è nella piena e completa disponibilità della Regione Siciliana. Per il coordinamento di un’azione collettiva, istituzionale e politica, in capo al sindaco di Scicli, Mario Marino.
E’ del tutto evidente che il moto che spinge la volontà è quello di una soluzione rapida e adeguata per salvare quello che rimane dell’ampio reperto di archeologia industriale sul mare, forse un caso unico nel territorio italiano, e poi ovviamente valorizzarlo per farne oggetto di fruizione pubblica. Questo è il fine ultimo e la premessa indispensabile che deve svolgere la politica culturale di un paese civile.
Il convegno tenutosi il 27 gennaio scorso a Sampieri per iniziativa del PD di Scicli è stato un buon momento di sintesi e di rilancio sulle cose da fare, anche benaugurante atteso che dopo cinque giorni il dipartimento regionale dei Beni Culturali ha emesso il decreto di immissione in possesso del bene. Senza dubbio un bel punto di partenza.
Poi si sono registrate alcune ipotesi, sicuramente premature nel contesto del dibattito allora in corso, sulla destinazione e la fruizione del bene.
Ma non posso non evidenziare che in quella sede qualche colto intervento sull’uso viene considerata una alternativa per la ormai esaurita spinta propulsiva degli effetti del “Commissario Montalbano”. Probabilmente sarà vero. Ma la riflessione debole che ne segue è quella di considerare un bene sciclitano l’ex Fornace Penna e in quanto tale un reperto il cui destino va deciso in loco. Una forma di esasperato municipalismo che non aiuta alla causa per una ragione elementare. Le vicende nate e sviluppatasi attorno alla salvaguardia dell’ex Fornace Penna non sono solo made in Scicli, ma hanno investito un mondo di interessi collettivi che travalicano in senso stretto lo “sciclitano centrico”, per coinvolgere quelli di un mondo più ampio e variegato di intellettuali e uomini di cultura di ogni estrazione e latitudine.
Anche perché diversamente ci condanniamo ad un angolo di visione e di approccio mentale che ci costringono ad una prospettiva stretta e angusta sia nei contenuti che nelle finalità che si intendono perseguire.
Se ne conclude che la destinazione futura deve nascere da un concorso nazionale pubblico di idee frutto di una partecipazione e tensione collettiva che dovrà essere valutata da una commissione autorevole e soprattutto riconosciuta autorevole da tutti.
La collettività a quel punto avrà un compito da svolgere: sostenerla convintamente e aiutarla a prendere quota perché quel bene, nella visione corretta, è un patrimonio universale, in quanto supera i confini del limite e del tempo perché è di tutti.
Marco Sammito