La Commissione antimafia chiarisce aspetti importanti sul “caso Scicli”.
La relazione approvata dalla Commissione Regionale Antimafia in merito allo scioglimento del comune di Scicli approfondisce un tema emerso con forza nella precedente inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Sicilia, in particolare nella parte riguardante il progetto di ampliamento dell’impianto della DITTA A.Ci.F. Emergeva il sospetto che in taluni casi lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazione mafiosa potesse essere funzionale alla “rimozione” di amministrazioni che avevano assunto posizioni “scomode” rispetto a progetti di realizzazione o ampliamento di discariche o di piattaforme di trattamento dei rifiuti. Il case study è quello dello scioglimento del Consiglio Comunale di Scicli e degli innumerevoli aspetti critici che hanno caratterizzato l’iter istruttorio. Questa Commissione ha provato a dare una risposta, ricostruendo – attraverso un ciclo di trentasette audizioni – passaggi amministrativi ed istituzionali, ravvisa ndo una serie di circostanze che destano non poche perplessità: «documenti che scompaiono, verbali delle conferenze di servizio che vengono trasmessi altrove, pareri negativi che diventano positivi, incursioni dei servizi segreti, interferenze politiche, presunte “cupole mafiose” che si rivelano malandrinate di paese, fatti dirimenti non presi in considerazione dalla commissione d’accesso, assenza totale degli organi commissariali nei momenti più critici della vicenda A.CI.F…. E soprattutto il cambio di rotta radicale e immediato nei confronti della gigantesca piattaforma di smaltimento progettata a Scicli: prima fermamente negativo, poi – a comune sciolto - decisamente favorevole». Elementi che portano, nelle conclusioni, la commissione ad esprimersi cosi «E’ improbabile che si sarebbe giunti allo scioglimento se non vi fosse stato un profilo - dell’amministrazione e del consiglio comunale di Scicli - fortemente critico nei confronti di possibili nuovi (Truncafila) o più ampi (A.CI.F.) impianti di smaltimento di rifiuti nel territorio della città. E che a quello scioglimento abbiano concorso, consapevolmente o meno, molte azioni ed omissioni istituzionali, giornalistiche e politiche» ed auspicare un pronto intervento sulla normativa prevista dall’art. 143 del T.U.E.L., affinché si impedisca che lo scioglimento di un consiglio comunale «più che a liberare il territorio da supposte interferenze mafiose, obbedisca ad altre motivazioni e serva ad altri esiti». Giampaolo Schillaci