Con gli occhi delle donne: A Palazzo Spadaro le foto di Mario Benenati.
Aperta a Palazzo Spadaro un’ interessante mostra di fotografie di Mario Benenati. Sono i volti di donne di etnie quasi dimenticate, minoranze nei loro Paesi. L’allestimento nelle stanze laterali del Palazzo è ben curato ed ha una sua ragione di racconto. L’inaugurazione di sabato scorso ha visto gli interventi di associazioni e gruppi femminili del territorio. Si può visitare fino all’8 gennaio 2020. Ingresso libero. Di seguito una nota di Lucia Trobadore.
“Donne e minoranze nel mondo”, mostra fotografica di Mario Benenati, non propone al pubblico una carrellata di volti femminili destinati a suscitare la curiosità dello sguardo occidentale, bensì un itinerario in quell’universo femminile che si approssima a collassare dentro gli stereotipi estetici del mondo globale. E questo perché i volti massicciamente tatuati o volutamente imbruttiti delle donne di alcune enclave asiatiche o anche africane, così come il loro inconfondibile abbigliamento estremamente variopinto e ricco di elementi simbolici e culturali non deve essere decodificato alla stregua di una bizzarria etnica utile al couturier a caccia di nuove idee per la collezione primavera-estate. Ogni segno, ogni tratto, ogni colore, infatti, è innanzitutto un’attestazione di appartenenza ad un clan, ad un luogo, ad un ruolo sociale e pertanto inequivocabilmente cifrato. Una sorta di “codice a barre”? Ebbene sì, perché nella stragrande maggioranza dei casi esse sono “merce” di scambio, da sottrarre ad ogni furto e sottrazione indebita, che determina una gravissima perdita e compromissione per la sussistenza della comunità di appartenenza.L’altro, il diverso, l’estraneo, è inevitabilmente ostile e pericoloso per la sopravvivenza della specie e per la tutela dell’identità, pertanto le donne hanno l’obbligo di tradurre sia la loro “minoranza di genere”, sia l’estrema marginalità e precarietà polito-sociale delle loro etnie costantemente a rischio di estinzione sotto la pressione politica e sociale esercitata dai grandi sistemi nazionali.
Tale percorso fotografico, allora, offre una navigazione di cabotaggio, di promontorio in promontorio, di faro in faro, di sponda in sponda, fino all’approdo finale che consente di ricostruire il senso di un confronto necessario e significativo della cultura occidentale e capitalistica con tutti quei “sistemi di senso” ai margini della omologazione contemporanea.
Lucia Trombadore