Piattaforma petrolifera Vega: “Chiudere il procedimento autorizzativo con un no definitivo”
Chiudere definitivamente l’iter autorizzativo del progetto di ampliamento della piattaforma petrolifera Vega, respingendo l’istanza avanzata da Edison ed Eni. È questa in sintesi la richiesta fatta da Legambiente, con una lettera firmata dal presidente nazionale Stefano Ciafani, al ministro dell’ambiente Sergio Costa sulla paradossale vicenda legata all’aumento delle estrazioni petrolifere nel mare ibleo.
“La nostra associazione – si legge nella lettera inviata dal vertice nazionale di Legambiente al ministro dell’ambiente – 20 anni fa ha iniziato la mobilitazione contro le trivellazioni di petrolio, a mare e a terra. Ancor prima che questa questione diventasse un caso nazionale, sulla stampa e nelle sedi istituzionali, abbiamo combattuto la deriva petrolifera in Basilicata e in Sicilia sulla terraferma e in mare – dall’Adriatico centro meridionale allo Ionio fino ad arrivare al Canale di Sicilia – perché abbiamo sempre considerato questa opzione energetica molto inquinante sia localmente che globalmente, oltre che un rischio concreto per il futuro del turismo, della pesca e dell’agricoltura che verrebbero messi in ginocchio in caso di incidente. Questo lavoro lo abbiamo fatto anche nel sud est siciliano, a partire dalla provincia di Ragusa, una delle prime linee nazionali del conflitto energetico e climatico. Lo abbiamo fatto con il lavoro di Legambiente Sicilia e dei nostri circoli locali, come quello di Ragusa che ha scritto le osservazioni ai progetti di nuove trivellazioni in mare – contribuendo al diniego di nuove ricerche della Schlumberger o al rigetto del progetto di ampliamento della concessione Vega di Edison ed Eni – o quelli di Scicli e Pozzallo che hanno organizzato iniziative popolari contro ogni nuovo progetto petrolifero la scorsa estate al passaggio di Goletta Verde e il 15 marzo scorso organizzando manifestazioni di piazza con gli studenti per lo sciopero mondiale sul clima promosso da Greta Thumberg”. Si tratta di in progetto singolare, poiché la Società propone di aggiungere ulteriori otto pozzi ad una piattaforma, allo stato attuale inesistente e che, semmai dovesse essere costruita, rientrerebbe all’interno della fascia di rispetto delle 12 miglia dal sito SIC “Fondali foce del fiume Irminio”. E a dir poco inadeguato perché oltre alle innegabili questioni di natura ambientale, presenta problematiche di natura geologica (presenza di un nodo sismogenetico in prossimità della faglia sismica, cosiddetta “linea di Scicli”) e di sicurezza (mancanza di un adeguato piano antinquinamento). “Vale la pena ricordare – continua la lettera di Legambiente – come queste stesse considerazioni sono state alla base dei pareri negativi inviati al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare da parte di vari Enti: Comune di Scicli, Comune di Ragusa e la nostra associazione che ha più volte contestato le diverse controdeduzioni che negli anni la Società Edison ha presentato. Sicuramente, anche per tali motivi, con Parere del 9 febbraio 2018, la Commissione Tecnica per la Verifica dell’Impatto Ambientale del Ministero ha espresso giudizio di compatibilità ambientale negativo”.
L’associazione del cigno, come ricordato recentemente ai sindacati iblei che protestavano contro eventuali decisioni del ministro Costa per fermare nuove trivellazioni petrolifere, chiede un programma di sviluppo produttivo alternativo per la provincia di Ragusa. Invece di continuare a cercare nel sottosuolo e nei fondali marini il petrolio, una fonte fossile che aumenta i cambiamenti climatici e inquina localmente, deve promuovere la produzione di energia da fonti rinnovabili, a partire dal sole e dal vento, anche con impianti industriali innovativi; l’economia circolare fondata sulla raccolta differenziata e sulla realizzazione di nuovi impianti di riciclo, a partire dai digestori anaerobici per produrre biometano; il turismo di qualità, che qualifichi l’offerta culturale ed enogastronomica del territorio; un’agricoltura sempre più orientata al rispetto dell’ambiente e che produca cibo sano, pulito e giusto anche eticamente. Questa è la strada produttiva che può garantire uno sviluppo sano del territorio ibleo con posti di lavoro duraturi nel tempo e che porti la provincia da un passato e un presente inquinante e fossile ad un futuro pulito e rinnovabile.
I Circoli iblei di Legambiente: Ragusa, Scicli, Pozzallo, Modica, Ispica