Città bloccata
C’è una strana sensazione in giro per la città, di questi tempi. Una sensazione che porta alla sfiducia, quasi un arrendersi alle vicende che ci cadono addosso, dopo la crisi finanziaria e quindi economica scoppiata in Europa. Al sud – non è un luogo comune – ci si accorge sempre dopo delle conseguenze negative di una determinata situazione nazionale o internazionale. Così ci troviamo nel bel mezzo di una recessione, senza averne avvertito in tempo la gravità. E tutto questo in un periodo in cui il Palazzo, qui a Scicli, non ha le forze politiche adeguate per imporre una strategia di gestione della crisi. Città bloccata, verrebbe da dire. Amministrazione debole sul piano della governance e dello stesso team dirigente. Poche idee in fatto di rilancio, ma anche incapacità ad analizzare con competenza le ragioni e le cause del dissesto. Quelli fatti fino ad oggi sono atti amministrativi limitati, che oltretutto arrivano in ritardo. Mentre la discussione rischia di arenarsi sulle solite diatribe interne o esterne della strana Maggioranza che gestisce il Municipio. Mesi persi a decidere (in qualche caso a non decidere) sulle dirigenze per poi approdare a soluzioni discutibili; piano regolatore scaduto e vincoli che vanno a decadere con i privati che cominciano a “minacciare” ricorsi sulle varianti; servizi sociali al minimo dopo tagli e inesperienze assessoriali e cambio di dirigenza; strade urbane ridotte a campi di cross e relativi interventi da terzo mondo; contraddizioni sulla gestione della raccolta differenziata e ritorno di discariche abusive e disservizi vari in periferia e lungo le strade del mare. Per non parlare del dissesto economico, dell’alienazione di beni, di opere pubbliche a rilento o mal riuscite e di altre al palo di partenza. Insomma una città ferma nelle stanze del Palazzo, dove sempre più spesso si sentono le “incazzature”, quasi come uno sfogo o un debole tentativo per uscire dall’occhio del ciclone.
Durerà parecchio questa stagione, purtroppo. Mettiamoci l’anima in pace. La strana Maggioranza non ha la forza per imporre un cambiamento serio sul piano dei fatti economici e sociali. Ma l’Opposizione, almeno, ci faccia sperare o, come si diceva una volta, ci porti a sognare sulle alternative e chissà che non trovi un progetto di svolta.
La Redazione